STEM quando i robot aiutano l’apprendimento

Utilizzare la robotica educativa in ambito scolastico non è pura utopia ma rappresenta l’attuazione di quanto già stabilito dal Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD) pubblicato nel 2015. In particolare, quello che ci interessa è la cosiddetta azione #17 che afferma che a tutti gli studenti, facenti parti di classi caratterizzanti ovvero con finalità specialistiche, siano offerti percorsi come il making, ad esempio, l’internet delle cose o la robotica educativa.

Prima di illustrare i vantaggi dell’introduzione della robotica in un percorso di apprendimento, è necessario comprendere l’essenza stessa di questo concetto che nasce in ambito ingegneristico. La robotica è una scienza finalizzata allo sviluppo di sistemi in grado di riprodurre alla perfezione quelli che sono i movimenti umani. Il fine è chiaro: un robot può semplificare l’esecuzione dei cosiddetti compiti ripetitivi: pensiamo, ad esempio, a una catena di montaggio industriale.

Semplificando quindi possiamo definire la robotica come quella branca dell’ingegneria che permette di progettare, programmare e infine sviluppare un robot. Una delle caratteristiche più importanti di tale scienza è la capacità di riunire e lavorare con una serie di discipline molto diverse tra loro: informatica sicuramente, ma anche meccanica, biologia, automazione e psicologia.

Da un punto di vista strettamente pratico, i campi di applicazione della robotica sono tre. La robotica umanoide è senza dubbio l’ambito che cattura maggiormente l’interesse. Il fulcro di tale disciplina lo si deduce dal nome: studiare i modi per realizzare robot caratterizzati da sembianze umane come Pepper, il piccolo robot semi-umanoide, progettato dalla SoftBank Robotics, in grado di leggere le emozioni sui volti umani.

La robotica industriale invece, è la capostipite della categoria in quanto i primi robot in grado di svolgere lavori pesanti e ripetitivi al posto degli uomini furono creati intorno alla metà degli anni ‘70. In questo periodo iniziarono a comparire i primi bracci meccanici, utili soprattutto in ambito automobilistico.

Dall’unione della robotica umanoide con quella industriale nasce la terza branca ovvero la robotica spaziale. Il cuore di questa disciplina consiste nello sviluppo di robot umanoidi dotati di intelligenza artificiale (AI), in modo tale che possano essere “comandati” da remoto per svolgere compiti complessi e specifici in orbita, durante le missioni spaziali.

La robotica educativa può essere qualificata senza dubbio come un mezzo che facilita l’apprendimento. Attenzione però: l’applicazione concreta non consiste certamente nell’introduzione di una nuova materia o nello stravolgimento dei programmi ministeriali. In ambito scolastico, questa disciplina si trasforma semplicemente in una metodologia finalizzata alla facilitazione dell’apprendimento.

La sua applicazione permette infatti di abbandonare il concetto della classica lezione frontale a favore di un nuovo tipo di insegnamento che mette al centro del processo educativo lo studente. Il robot e la sua costruzione diventano semplicemente un mezzo che permette di raggiungere traguardi dotati di un’importanza notevole per lo sviluppo socio-cognitivo dello studente.

Tratto da e continua su Skuola.net

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